Comunicato Livorno

Milano, ancora arresti politici.

Milano, ancora arresti politici.

Il cp 1921 esprime piena solidarietà ai compagni Simo e Lollo arrestati ieri mattina per la presunta partecipazione ad una rissa

Leggiamo gli assurdi articoli e ne ringraziamo gli autori: pur non conoscendo niente dei fatti avvenuti non si puo’ aver dubbio sull’assurdita’ delle accuse

unico obiettivo che riescono a raggiungere e’ chiarificare la manovra repressiva in atto: contradditori e assolutamente illogici nella descrizione dei fatti avvenuti. Ridicole le forzature per mettere insieme ricostruzioni che rasentano il paranormale

Tentano di impressionare, tentano di dipingere come “violenti” e “minacciosi” due compagni che da anni si schierano in prima persona,

non solo per i loro di diritti, ma per i diritti di tutti, specie dei piu’ deboli, non solo per il diritto allo studio ma per il diritto alla casa, al fianco del popolo valsusino per il diritto alla terra e alla salute

Ma le nostre care testate nazionali, ansa in primis, ci danno l’ennesima conferma che il farsi carico dei problemi altrui, il lottare per migliorare lo status quo a benificio di tutti,non e’ comportamento socialmente accettabile

l’essere un militante politico rappresenta l’aggravante e la giustificazione

E’ ormai nel nostro paese ben chiara la logica di criminalizzazione e annientamento di ogni opposizione politica perpetrata dalla magistratura in primis e da una stampa supina, sempre pronta a pubblicare veline di questura e falsità con lo scopo di sbattere “il mostro in prima pagina”!

Ai compagni milanesi va tutta la nostra solidarietà

scavalco diretti interessati ad avvitamento

Nascondendosi dietro opportunismi liquidatori non sappiamo bene di cosa si tratta”..”dobbiamo capire bene” e dogmi con i giornalisti non si parla, i servi della borghesia milanese”.. “la gente non capisce..” e per altro abbracciando poi nei fatti ( laddove non dovevano essere abbracciate) alcune teorie mediatiche e, ancor più grave, per alcuni parte delle teorie della Procura  inizialmente vi è stata non solo la non volontà di pensare se e come accettare inviti a ragionamenti collettivi  ( dapprima quelli dei compagni con la pratica delle reticenze – il rimando etc ), poi di alcuni giornalisti che volevano fare una trasmissione con una specie di “controinchiesta mediatica” perchè già nell’immediato “troppi conti non tornavano”, con la pratica del diniego dietro un purismo sulle nostre spalle per altro…i classici duri a capire” con delle spiegazioni piene zeppe di retorica e condite da un pò di balle che ci stanno sempre! Non grave il diniego in sè, anche se  vergognoso lo scalvalco e le spiegazioni opportunistiche e colpevoliste erano indicative, ma lo scavalcamento dei diretti interessati in carcere, dei famigliari ( dipingendo come degli ingenui e sempre alle spalle pure gli avvocati difensori, solo perchè anche loro presero in considerazione la possibilità di argomentarne ). Ci perdo qualche rigaLa volontà degli avvocati di difesa e di chi non “si era bevuto il cervello” era ed è stata di affrontare , valutare e ragionare la comprensione ovvia che gli arresti, la feroce campagna mediatica ecc era il SEGNALE chiaro che faceva presagire almeno in parte quello che avrebbe conseguito: altro che avvocati ingenui, salvo davanti a loro fare i ruffiani…( per il sottoscritto, sarebbe stata importante valutandone accuratamente, proprio per la campagna d’odio contro di noi e chiunque sia stato attaccato strumentalmente e mediaticamente, avrebbe creato un colpo di spugna a qualsiasi illazione e senza fare polemiche sterili ma andando dritti alla questione supportando le rivendicazioni politiche e le già allora forti basi difensive e di ribaltamento delle accuse, preferendo alle conferenze stampa movimentiste, che comunque rispetto alla penosità “dei duri a capire” e della situazione sarebbe stato qualcosa ma apprenderò l’ennesima “tegola”, ovvero nulla un’,altra vera brutta storiaccia,peccato!). Come rispondevo alla lettera-documento (redatta e rinnegata della Panetteria occupata stessa,sic!) non ci mettono poco a tornare indietro dopo aver montato e cucito addosso  tutta sta storiaMentre l’irresponsabilità del partito della differenziazione e dissociazione silenziosa ma reale, nell’autoreferenzialità prima crea confusioni e mesi dopo impazziscono proponendo deliri e buffonate tra altri presudo documenti rinnegati, banchettini settari e paternalistici oltre che autocelebrativi “sotto casa” 5/6 mesi dopo gli arrest,sic! (per capirsi proposti da chi “la solidarietà non si può dare”..ma Lollo non è il mostro dipinto dai giornali” dai campioni della comunicazione che hanno la pretesa di “andare a spiegare come funziona il mondo in giro” ) e tanto altro. Per fortuna, rifiutati dai miei famigliari che senza “cinema hanno sempre seguito la vicenda con dignità e fierezza senza mai un minimo di cedimento a “vomiti di rabbia”.Infine defilarsi rovesciando la frittata con il (non poteva mancare) “qualcosa avranno fatto” di continuo salvo la RIMOZIONE nel tempo….

Per dirla in breve il punto sta nel “perchè e soprattutto in che maniera ci si va”  ma ancor più grave il fatto di non aver voluto neanche dare da subito, nè mai, una risposta ferma e decisa e per di più aver continuato su quella linea nei fatti…Per questo tali soggetti , sin dall’inizio dovevano fare una cosa sola: mettersi da parte ( assieme al bagaglio di saccenza, ne avessero azzeccata una!) o almeno dire subito una volta per tutte come la pensavano senza “nascondersi” dietro il problema finto maledicendo singoli e le altre realtà, della “brutta storiaccia”, “la gente non capisce”ecc: avrebbero fatto davvero molto meno danni. Per di più, fare ciò ovvero negarsi a confronti in maniera “dogmatica e purista” sulle nostre spalle, senza prendere una posizione netta di tutela e di solidarietà verso di noi prima e negandosi a confronti seri dopo e insabbiando e defilandosi, due anni dopo, per tutto il periodo del processo dibattimentale ( con comparsate e senza uno sbocco pratico, proprio come fosse una storia di patteggiamento che si sostiene umanamente), non solo resta contradditorio ma palesemente illogico per usare termini inoffensivi.

Invece avvenne, una caterva di assemblee a “scatola chiusa e “intercettate” dove veniva detto tutto e il contrario di tutto compresa la falsità delle nostra presunta poca chiarezza, e non potevano mancare, continue insinuazioni di un nostro coinvolgimento! La gravità è che in sostanza, le decisioni sottaciute erano punto fermo e vergognoso delle deliranti e urlate assemblee mentre ero in carcere e ai domiciliari con divieti comunicativi! Dopo aver paralizzato tutto, retromarcie continue quando si arriva al momento di fissare incontri chiarificatori aperti richiesti, senza inseguire nessuno, dal sottoscritto!

Gravissimo è continuare su quella linea per anni, sbagliare è umano, reiterare non è buono!!!

Trattamento inumano in carcere: notav fa ricorso

da :https://www.infoaut.org/varie/trattamento-inumano-in-carcere-notav-fa-ricorso

OLga( è ora di liberarsi dalle galere)

https://davi-luciano.myblog.it/2014/10/12/trattamento-inumano-carcere-notav-fa-ricorso/

Premessa:

Consapevole che l’Unione Europea rappresenta l’insieme di stati imperialisti il cui principale fine è l’accumulo di capitali per pochi a danno di molti, ” battagliare ” per avere riconosciuto un qualche minimo diritto esistente rimasto, può essere utile e necessario. Chiunque subisce o ha subito detenzioni in condizioni brutali ( e il carcere quello offre e l’Italia non fa certo eccezione ) deve essere messo nella condizione di potersi opporre anche con questi ” strumenti ” senza però darne un valore assoluto, perchè anche nello specifico della “questione carceraria” sebbene da un lato la Corte Europea si pone come organo “super partes” multando l’Italia a causa del sovraffollamento, dall’altro lato proroga la scadenza del termine di tale multa permettendo allo Stato italiano di correre al riparo con “palliativi e mezzucci” che non garantiscono certamente ai detenuti  il minimo di quello che gli spetta. E’ importante in sostanza che di queste istanze ne arrivino tante ( per capirsi: un conto se ne arrivano qualche decina e un altro conto se ne arrivano 80 mila!).
Mi preme ricordare che non esiste carcere senza ricatto e che l’Italia ha il triste primato di sovrannumero di detenuti che di fatto scontano non solo condanne definitive ma anche preventive.
Decido di pubblicare anche l’introduzione della mia personale istanza non solo per la particolarità del caso ma soprattutto perchè simile (seppur nelle diversità oggettive) di tante montature subite da migliaia di persone e che purtroppo passano nell’assoluto silenzio.

 

 

ISTANZA:

Al Magistrato di sorveglianza di Milano

Alla Corte Europea dei diritti dell’uomo.

Nell’ interesse di : Minani Lorenzo Kalisa [….]

OGGETTO: richiesta di risarcimento conseguente a grave violazione dei diritti della persona.

Quest’istanza è originata dalle due carcerazioni preventive scontate presso il penitenziario di San Vittore sito in Milano che il sottoscritto ( per giunta da incensurato ) ha subito.

La prima, conseguente ad imponenti manifestazioni del movimento NoTav, in difesa dei diritti umani, sociali e ambientali e dai relativi disordini verificatisi tra forze di polizia e manifestanti che hanno condotto all’arresto di 26 persone.

La seconda, sempre preventiva, dettata da una presunta rissa avvenuta in un contesto di centinaia di persone presenti.

Mi preme evidenziare l’iter che ha condotto a questa seconda carcerazione poiché fortemente specificante dell’uso sommario, punitivo nonché disinvolto ( anche in termini di diritto e costituzione ) che si fa in Italia della custodia cautelare in carcere.

Questa la sintesi dei fatti contestatimi: 6 mesi dopo una rissa avvenuta, durante una festa universitaria, tra parecchi ragazzi, mi viene notificata un’ordinanza di custodia cautelare in carcere. Dalla lettura dei singoli punti che la compongono noto grossolane contraddizioni.

La prima data dalla circostanza per cui la presunta vittima oltre ad allontanarsi dal luogo della rissa sulle proprie gambe non si presenta ad alcun pronto soccorso per farsi prestare le cure necessarie, né tanto meno espone alcuna denuncia alle autorità competenti. La seconda data dal fatto che le persone presenti sul luogo di commissione del presupposto reato, sentite a sommarie informazioni, dichiarano non solo di non aver visto nulla ma addirittura chi ha chiamato i carabinieri quella sera stessa afferma inequivocabilmente che vista la grande confusione né lui né gli altri presenti sono nella possibilità materiale di riconoscere quelli che, anche in minima parte, sono stati partecipi alla rissa in questione.

A distanza di 10 giorni dall’accaduto la presunta vittima, a mio avviso palesemente consigliata, si reca presso un pronto soccorso per farsi refertare le ferite subite. Quest’ episodio dà avvio alle indagini che portano all’ascolto, da parte dei carabinieri delle stesse persone sentite al verificarsi dei fatti e alcuni di loro, a questo punto, stravolgono le dichiarazioni precedentemente rese; dichiarano infatti di ricordare cose che nell’immediatezza non ricordavano giungendo perfino a riconoscere i responsabili ,tra i quali io.

Aggiungo inoltre che, il principale teste d’accusa, trascorso più di un mese di carcerazione preventiva mia e del mio coimputato ( peraltro nemmeno lontanamente presente sul luogo dei fatti ) riformula per l’ennesima volta la sua deposizione ritrattando quanto in precedenza reso e dichiarando che non è più sicuro delle pesanti e specifiche accuse formulate. Sottolineo che, nonostante il verificarsi di questi eventi, ad oggi, continuo ad essere sottoposto ad un obbligo di firma ( tre volte a settimana ) che non mi consente neanche di trovare un lavoro nonostante le numerose opportunità verificatesi.

Questa è una premessa lunga ma doverosa poiché mette in evidenza la gestione e l’ uso arbitrario da parte di alcuna magistratura che spazza via e stravolge il fondamentale principio ( sempre di diritto ) che vede l’applicazione della custodia cautelare in carcere come estrema ratio.

Tale custodia cautelare, ed arrivo così alle motivazioni che mi hanno indotto a redigere questa istanza, avviene in condizioni disumane e per di più illegali e non ha nemmeno lontanamente nulla a che vedere con la rieducazione di chi la subisce, così come statuito dai codici e dalla costituzione.

Quella che segue è una denuncia rispetto alle condizioni altresì disumane che sono stato costretto a vivere così come migliaia di altri detenuti in Italia.

Ingresso

Prodotti per l’igiene, pulizia personale e “kit prima accoglienza” ( ciabatte, asciugamani, coperta e lenzuola, spazzolino e sapone) non forniti alla gran parte dei detenuti, compreso il sottoscritto.

Assenza di un regolamento scritto, contenente diritti e doveri dei detenuti di prassi comunicati oralmente ( quando questo avviene) in maniera ambigua e contraddittoria. Si pensi ai colloqui familiari, alle telefonate, ai pacchi ed ai versamenti sul conto corrente, all’accesso alla socialità, eventuali corsi e qualsiasi altra attività che permettano di uscire dalle celle dove la maggioranza dei detenuti restano stipati obbligatoriamente dalle 20 alle 22 ore al giorno e con umilianti e continue perquisizioni.

Situazione celle

Ogni cella contiene dai 5 ai 6 detenuti ( mi riferisco alle celle piccole che invece secondo il regolamento, dovrebbero al massimo contenere una o due persone), concedendo uno spazio inferiore ai 3 metri per ciascuna persona. Per realizzare ciò si è costretti a “vivere” ammassati su letti a castello che non permettono né la deambulazione né l’apertura totale delle finestre (procurando in molti casi problemi per il ricambio d’aria).

Il bagno che è a stretto contatto con lo spazio ricavato per cucinare cibi aumenta fortemente il rischio di trasmissione di malattie.

Dalla doccia e dal water vi sono continue fuoriuscite d’acqua e liquidi puzzolenti e ( nonostante le continue richieste e il rischio che ne deriva) non vi è alcuna possibilità di ripararli se non con mezzi di fortuna realizzati dai concellini.

Oltre le sbarre, sono posizionate griglie forellate (illegali) che danneggiano sensibilmente l’apparato visivo.

I materassi, inesistenti, sono sostituiti da una spugna tanto sottile da fare entrare in contatto rete metallica, schiena e scapole. I cuscini non sono previsti.

Situazione generale

La forte promiscuità di detenuti per vari reati nelle stesse celle e sezioni aggravano l’elevato stress, le violenze di ogni tipo e gli atti di estremo autolesionismo. Per contro, molti psicologi e operatori sociali ostacolano quella che si potrebbe definire la promiscuità positiva ( detenuti di varie origini regionali, etnonazionali e religiose) quando si viene a creare tra i carcerati.

Il cibo, poco e spesso di pessima qualità, è distribuito con un carrello generico ( per altro usato anche per il ricambio coperte, lenzuola sporche ecc..) ed è contenuto in pentoloni frequentemente senza coperchio. Ciò è fonte, tra l’altro, di gravi disagi per i lavoranti ( detenuti con mansioni di lavoro) che tra pesanti ritmi imposti e in condizioni aberranti sono costretti ad ingegnarsi con metodi volti a garantire sicurezza, igiene e tutto quanto necessario alla salute e ad altri diritti dei detenuti.

Tengo a precisare che il cibo e i generi di prima necessità acquistabili internamente hanno sistematicamente prezzi almeno due o tre volte superiori a quelli di supermercati e negozi accessibili a chi è in stato di libertà. ( Evidenzio che attualmente in Italia in numerosi penitenziari sono in corso ennesimi scioperi della spesa attraverso i quali i detenuti si oppongono agli ulteriori aumenti di prezzo che riguardano ancora una volta beni di prima necessità, per esempio bombole del gas). Per altro anche la spesa è fonte di numerosi problemi: viene consegnata a distanza di una settimana circa, dal giorno dell’ordine, la fornitura di verdure e carni è consentita solo in alcuni giorni e la consegna non avviene mai in un’unica volta.

Le ore d’aria sono minori di quelle statuite attraverso decreto ministeriale; l’apertura delle celle avviene in orari mai prestabiliti causando difficoltà ulteriori alla reale possibilità di fuoriuscire dalle celle nonché all’accesso all’aria stessa ( in quanto, di fatto, è richiesta l’immediata prontezza nell’uscire al momento dell’apertura delle celle).

Cure mediche

Le cure mediche sono scadenti, in particolare nei casi urgenti; dalle 21 in poi vi è un’impossibilità quasi totale di avvisare il personale del carcere ( compresi agenti di polizia penitenziaria) e di conseguenza accesso al pronto soccorso ed essere visitati. Questo è particolarmente grave e rilevabile nei casi di crisi epilettiche, cardiopatologie e urgenze varie. Nel mio caso, le pastiglie portate personalmente da casa e segnalate al mio ingresso a San Vittore ( specificandone patologia, dosi e tempi di assunzione) sono pervenute nelle dosi sbagliate quando e se fornite.

Comunicazioni postali

Per quanto riguarda la posta personale in entrata ed in uscita vi è forte discontinuità; spesso con enormi ritardi e non fatta arrivare al destinatario per inspiegabili e/o arbitrari motivi: dunque sottrazione e furto sistematico di gran parte della posta.

Situazione particolare e generale disumana e degradante ampliata e a volte creata dall’enorme tasso di sovraffollamento che aggrava le condizioni già aberranti esistenti.

Per tutti questi motivi

CHIEDO

di valutare questo mio scritto e stabilire un risarcimento congruo al trattamento disumano e degradante subito dal sottoscritto e da tutti quelli che vivono o hanno vissuto tale situazione.

 

Lorenzo Kalisa Minani – Milano, 16/09/2014

 

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A proposito della recente modifica alla legge n. 354/1975 dell’ordinamento penitenziario riportiamo un paio di casi eclatanti di questi giorni: due detenuti “vincono” il ricorso a Strasburgo . Questi gli articoli pubblicati dai quotidiani:

«Altro detenuto risarcito e rilasciato 10 gg d’anticipo per detenzione in cella sovraffollata e per  – trattamento disumano e degradante – .  La decisione del giudice di sorveglianza è il primo “rimedio compensativo” previsto nel decreto legge N°92 del 26/06/2014 che ha l’obiettivo di porre rimedio alla situazione del sovraffollamento delle carceri italiane».

 

Il fatto quotidiano, 25/09/2014

Come è noto l’Italia è stata multata dai giudici europei perchè non rispetta i limiti minimi di spazio per detenuto all’interno delle celle, che per legge devono essere di almeno tre metri quadri.

«F.T. 33 anni ha vinto il ricorso sulla base del decreto legge N° 92 del 26/06/2014 perchè ha subito un trattamento in violazione dell’articolo 3 della convenzione europea per la salvaguardia dei diritti dell’uomo ( al carcere Due Palazzi di Padova ). INTERVISTA –  Domanda: ” Sà quando riceverà il denaro dell’indennizzo?” RISPOSTA: ” No, e se devo dire la verità non sono nemmeno sicuro che venga dato ” DOMANDA: ” Cosa la soddisfa di più oltre il ritorno in libertà?” RISPOSTA : ” […..] sapere che altri detenuti nelle mie stesse condizioni potranno preparare il ricorso come ho fatto io e ottenere giustizia».

 

Corriere della Sera, 27/09/2014

Le richieste di risarcimento si riferiscono a due commi del medesimo articolo: articolo 35 bis ( legge 26/07/1975 N°354 modificata da legge 11/08/2014 N° 117 riguardante spazio celle) ; articolo 35 ter( relativo alla violazione dell’art 3 della convenzione europera per la salvaguardia dei diritti dell’uomo e delle libertà fondamentali ).

Padova-Napoli “Afianco di Lollo e Simo”

da: “Uniti contro la repressione” Padova “A fianco di Lollo e Simo”.

Napoli “Studenti Federico II” – ” Mensa occupata”. “In direzione ostinata e contraria: considerazioni sugli arresti del 4 settembre “-

SAMSUNGLa mattina del 4 settembre due ragazzi, uno appartenente al collettivo di Scienze Politiche di Milano ed un altro da sempre impegnato nelle lotte sociali,sono stati arrestati e trasferiti al carcere di San Vittore con l’accusa di lesioni gravissime e minacce, in riferimento ad una rissa avvenuta lo scorso Febbraio durante una festa organizzata all’interno dell’ Università.
Si tratta di due compagni da sempre attivi nelle lotte universitarie, al fianco dei lavoratori e contro ogni tipo di devastazione ambientale, oltre che nelle lotte che riguardano il carcere e la repressione. La causa scatenante dell’alterco è stato un manifesto affisso all’interno della Facoltà che un ragazzo stava imbrattando.
E’ bastata la sola motivazione della lite a trasformare l’episodio in un caso politico vero e proprio, generando un’immediata reazione di Gianluca Vago, rettore della Facoltà, che in un’intervista di oggi al Corriere ha annunciato di voler prendere misure drastiche nella gestione della “sicurezza” all’interno dell’Ateneo: installazione di tornelli agli ingressi, potenziamento ed aumento del numero di telecamere già presenti, assunzione di nuovi addetti alla sicurezza per pattugliare la facoltà. Risulta evidente dalle dichiarazioni del rettore la volontà di strumentalizzare l’episodio in cui sono coinvolti Lollo e Simo per legittimare l’utilizzo di nuove e sperimentali forme di controllo che renderebbero l’università un vero e proprio laboratorio di controllo sociale.
Per chi non se lo ricordasse stiamo parlando di un rettore divenuto famoso per aver richiesto lo scorso 7 maggio alla celere di entrare in Università e caricare centinaia di studenti fin nei corridoi e nelle aule, lì riuniti a seguito dello sgombero della Libreria Ex-Cuem occupata. Dopo essere stata occupata, la Ex-Cuem è divenuta subito punto di ritrovo per centinaia di studenti, in cui scambiarsi gratuitamente libri, discutere e studiare assieme, vivendo e partecipando in maniera realmente differente la vita universitaria.
Ebbene oggi il Rettore ha ribadito la propria volontà di assicurare una massiccia presenza di forze di polizia in università, richiedendo nuovamente cariche indiscriminate laddove ce ne fosse bisogno: il tutto con il pretesto di frenare la violenza all’interno dell’Ateneo. Ci stupisce l’estrema velocità con cui queste decisioni vengono prese, senza scomodarsi ad interpellare gli studenti e ignorando completamente le dure critiche giunte da più parti proprio al rettore a seguito dei fatti del maggio scorso, anche da docenti e addetti ai lavori in facoltà.
A stupire è anche la celerità con cui la “giustizia” italiana (solitamente lenta e complessa quando si tratta di giudicare padroni inadempienti, grandi industriali,speculatori e fascisti) si è mossa, dimostrando una particolare e non gradita attenzione verso le vicende giudiziarie dei compagni. A stupire è, soprattutto, l’attenzione e la celerità riservata a vicende che, anche quando non sono legate a reati più specificatamente politici, finiscono comunque per essere indagate e quasi automaticamente giudicate da Digos ed uffici preposti. Una diversa gestione della giustizia e un episodio, quello che vede coinvolti Lollo e Simone, che palesa la messa in campo di una scientifica campagna mediatico/giudiziaria denigratoria e infame, utilizzata periodicamente per colpire la credibilità di chi si impegna nelle lotte sociali.
A tutto questo si è aggiunta una vera valanga di articoli infamanti che dipingono i due compagni come belve assetate di sangue, con particolare riferimento e attenzione alla loro attività politica, creando collegamenti capziosi e fuorvianti con le lotte all’università e in Val Susa fianco a fianco ai No Tav in cui Lollo e Simo sono sempre stati in prima linea.
Il ragionamento portato avanti dai maggiori quotidiani (Repubblica e Corriere in primis) è semplicemente grottesco, visto che si parte da una semplice rissa per criminalizzare in un colpo solo le tante lotte che hanno visto questi generosi compagni in prima fila: quella contro la costruzione della linea Tav in Val Susa, osteggiata dagli stessi abitanti della Valle e da tanti solidali, che sta vivendo in questo periodo un fortissimo attacco repressivo; quella per un’ istruzione ed un’università che siano di tutti, in forte controtendenza alle ultime riforme di ogni colore politico, che anno dopo anno stanno puntando allo smantellamento dell’istruzione pubblica, creando una sempre maggiore differenziazione tra chi può permettersi di studiare e chi è costretto a lavorare per sopravvivere e al tempo stesso stringendo un sempre più forte legame tra aziende ed Università, ormai incapaci di andare avanti con il solo sostegno dello Stato. Ma anche le lotte dei lavoratori hanno visto Simo e Lollo sempre attivi, al fianco di chi da un giorno all’altro, come ormai milioni di persone in tutto il Paese, vede calpestati i propri diritti basilari e subisce licenziamenti improvvisi, cassaintegrazioni e umiliazioni di ogni sorta.
Riteniamo, ed è lampante, che il momento in cui questo attacco è giunto non sia per niente casuale. E’ settembre: un nuovo anno di lotte sta per aprirsi, in risposta alla miseria in cui ogni giorno siamo costretti a vivere. Dopo l’ondata di licenziamenti estivi (spesso annunciati al rientro dei lavoratori dalle ferie) e con un nuovo anno di tagli, sacrifici e speculazioni alle porte era necessario dare un segnale forte per tentare di dividere ed isolare i compagni in un momento in cui le contraddizioni del sistema capitalistico che ci opprime quotidianamente si fanno sempre più evidenti. Questa strategia giuridico-repressiva utilizza diversi strumenti: il ricorso quando possibile a reati associativi, la pioggia di denunce che sta colpendo compagni attivi su tutti i fronti negli ultimi mesi, l’acuirsi dell’utilizzo della violenza nelle “zone calde” come la Val Susa, ormai completamente militarizzata, il controllo sociale espresso attraverso l’aumento delle telecamere e delle forze dell’ordine nelle città ed infine (ma non per importanza) il massiccio utilizzo strumentale dei mass media, sempre pronti a mistificare la realtà dei fatti e a dipingere i militanti come dei cultori della violenza fine a se stessa, nel tentativo duplice di sviare l’attenzione dalla devastante situazione economica e sociale che stiamo vivendo da un lato e di criminalizzazione le lotte e isolare i compagni dall’altro.
In questo senso va letto l’infame tentativo di creare una spaccatura all’interno del movimento, da parte dei giornali, i quali hanno inventato di sana pianta dissociazioni da parte di non meglio specificati militanti e collettivi dalla vicenda di Simo e Lollo, non supportati da alcuna prova, comunicato o altro. Non basta creare ad arte una differenziazione tra studenti buoni e cattivi: si arriva ad inventarsi dichiarazioni mai avvenute per distinguere anche bravi “attivisti” democratici dai compagni brutti e cattivi. Se da un lato ci rallegra l’infondatezza di queste accuse, dall’altro non si può non notare una mancanza di attenzione e solidarietà attiva da ampie parti di movimento, in tutta Italia, da troppo tempo a questa parte.
Gli attacchi ai compagni lavoratori, al movimento No Tav, alle singole e diverse esperienze e collettivi si fanno sempre più feroci: a questo bisogna rispondere con una compattezza senza pari, con la consapevolezza che, se la repressione affila le sue armi, noi non saremo da meno. Continuare le lotte quotidianamente è vitale, ma non basta: è arrivato il momento di esprimere pubblicamente la propria solidarietà contribuendo in maniera attiva a non lasciare soli i compagni colpiti, perché questo è l’intento del capitale in questa fase e la sola risposta da dare è l’unità attiva, indiscriminata e compatta.
Un anno di lotte ci attende: solo restando uniti potremo affrontarlo!

Non lasciamoli soli!
Una lettera, una cartolina, un telegramma, tutto può contribuire ad esprimere solidarietà e affetto ai nostri compagni in carcere.
Per scrivere a Lollo e Simo:

Minani Lorenzo Kalisa e Di Renzo Simone
Casa Circondariale di Milano San Vittore
Piazza Filangeri 2, 20123 Milano

“Il nemico avanza, noi arretriamo; il nemico si accampa, noi facciamo azioni di disturbo; il nemico è stanco, noi attacchiamo; Il nemico arretra, noi lo inseguiamo.”
– Mao Tse Tung

Studenti Federico II
Mensa Occupata

 

Roma Militant “Sbatti il mostro in prima pagina”

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Sbatti il mostro in prima pagina!

settembre 6th, 2013 | Category: repressione

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In seguito a una rissa avvenuta a febbraio, in occasione di una festa universitaria alla Statale di Milano, giusto l’altro ieri sono stati arrestati due compagni milanesi appartenenti all’Assemblea di Scienze Politiche, accusati di lesioni personali gravissime e minacce aggravate, in quanto ritenuti corresponsabili del pestaggio di un ragazzo. A prescindere dal fatto che quest’ultimo fosse un semplice cretino o un provocatore (in quanto stava imbrattando un manifesto), a Lollo e Simone va tutta la nostra solidarietà e la richiesta della loro libertà. Come se non bastasse la vicenda giudiziaria, incomprensibilmente in mano all’Antiterrorismo (nonostante tutte le parti concordino sulla non politicità dell’accaduto), i due compagni stanno subendo in queste ore anche l’allegro lavoro della ben nota “macchina del fango”: i principali quotidiani ricamano sull’accaduto e mostrano un particolare piacere nel dileggiare gli arrestati e nel costruire improbabili collegamenti. I presunti aggressori sono descritti alla stregua di bestie, “azionati da una degenerazione di una qualche idea politica oppure mossi dalla pura ansia di massacrare, dall’istinto di far male per un qualunque pretesto” (Corriere della Sera) e pronti a minacciare per imporre il silenzio ai pestati, secondo Repubblica, che arriva a inventarsi un virgolettato, come se il giornalista fosse stato presente ai fatti. È un attimo, per i prodi scrivani, passare ai collegamenti politici: la No Tav, la militanza all’università (che viene trasformata in una sorta di bivacco: “frequentata da anni, da sempre, da tempo immemore a prescindere dal completamento degli studi”, sempre il Corriere della Sera, che la sa lunga). Repubblica arriva persino a mettere le mani in avanti, citando i rischi per il prossimo raduno neonazi in terra lombarda. Temendo di venire superato a destra, il Corriere inventa una “chicca”: chiede un contributo al suo Paolo Di Stefano, che di solito si dedica alla letteratura, ma che non si tira indietro quando il padrone chiama. Ne esce fuori un articolo tragicomico, in stile anni Cinquanta: “da molto tempo un’area dell’Università Statale di Milano è diventata una zona franca per (noti) vagabondi e provocatori ex universitari che si definiscono confusamente «antagonisti» (probabilmente per darsi un tono di idealità), poiché appena possono non trovano di meglio che infiltrarsi in cortei, manifestazioni (come quelle dei no Tav) e centri sociali per scatenare la loro furiosa demenza”.

Sono meccanismi che conosciamo bene. Oggi sono capitati a Lollo e Simone, prima identificati come capri espiatori della rissa (in quanto militanti politici) e poi usati come prototipo del “contestatore”, con una figura retorica che si chiama sineddoche, ma che dovrebbe chiamarsi infamità. Un’ultima, amara considerazione: la visibilità acquisita da alcune lotte sociali (la No Tav oppure l’opposizione all’aziendalizzazione dell’università) rende oggi i militanti oggetto di un’attenzione mediatica addirittura morbosa. La loro esistenza viene scannerizzata, alla ricerca di un qualunque evento (una rissa, una canna fumata, un tamponamento con l’auto, un dito nel naso) che possa screditarli e possa suggerire all’opinione pubblica la loro incoerenza e l’incongruità della lotta che stanno conducendo. Ai compagni e alle compagne impegnati nelle lotte sociali viene chiesto un comportamento specchiabile e perfettamente coerente con la legalità (legalità borghese, peraltro). Il comportamento che dovrebbe essere preteso da un parlamentare – in quanto rappresentante della sovranità popolare – oppure da un appartenente alle forze dell’ordine – in quanto deputato a far rispettare la legge – viene curiosamente richiesto a chi non ha la pretesa di rappresentare altro che la propria classe sociale, che non può essere composta evidentemente dai lettori del Corriere della Sera o di Repubblica.

In ultimo riportiamo un contributo a firma degli avvocati che difendono Lollo e Simone:

“Alcuni ragazzi si sono picchiati ad una festa di carnevale in università. Sfortunatamente, uno di loro si è fatto male. Un fatto serio, certo, ma uguale a mille altri che succedono e succederanno, a un concerto, in discoteca, per strada.

Reati comuni, si chiamano. E se i due studenti arrestati ne risulteranno giuridicamente responsabili – se, perché per ora si dovrebbe ancora presumere che non lo siano -, ne risponderanno. Ma non è questo il punto.

Il punto è: se di reati comuni si tratta, perché allora le indagini sono condotte dalle sezioni antiterrorismo dei carabinieri e della procura? Perché avrebbero cominciato a litigare per un manifestino politico? E se avessero discusso per questioni di tifo calcistico, cosa sarebbe successo, sarebbe intervenuto il Coni?

Quel che è certo è che intanto sui quotidiani si sprecano i ragionamenti che partono dalla militanza politica degli arrestati e arrivano a giudicare, col metro del litigio alla festa dell’università, la lotta no tav o l’esperienza dell’ex-Cuem alla statale.

Ma fare ragionamenti basati sul presunto incipit del litigio per condannare esperienze del tutto estranee, questo si, è politico.

E lo è in un senso ben preciso. E’ reazionario.

Si vuole discutere di Tav? Bene, lo si faccia, ma allora si parli di infiltrazioni mafiose, di costi, di utilità, del diritto di decidere del proprio futuro.

Si vuole discutere dell’ex-Cuem? Bene, si parli di università, di baronaggio, di università azienda, degli effetti della riforma Gelmini.

Si vuole parlare di politica? Lo si faccia in termini di onestà intellettuale e di verità.

Questo se qualcuno spera ancora di cambiare qualcosa. Se no, andiamo pure avanti così, con buona pace di chi ancora ne ha.

Un tempo si diceva che solo la verità è rivoluzionaria.”

Avv.ti Eugenio Losco e Mauro Straini (difensori degli indagati)

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Livorno “Milano, ancora arresti politici”

Milano, ancora arresti politici.

Milano, ancora arresti politici.

Il cp 1921 esprime piena solidarietà ai compagni Simo e Lollo arrestati ieri mattina per la presunta partecipazione ad una rissa

Leggiamo gli assurdi articoli e ne ringraziamo gli autori: pur non conoscendo niente dei fatti avvenuti non si puo’ aver dubbio sull’assurdita’ delle accuse

unico obiettivo che riescono a raggiungere e’ chiarificare la manovra repressiva in atto: contradditori e assolutamente illogici nella descrizione dei fatti avvenuti. Ridicole le forzature per mettere insieme ricostruzioni che rasentano il paranormale

Tentano di impressionare, tentano di dipingere come “violenti” e “minacciosi” due compagni che da anni si schierano in prima persona,

non solo per i loro di diritti, ma per i diritti di tutti, specie dei piu’ deboli, non solo per il diritto allo studio ma per il diritto alla casa, al fianco del popolo valsusino per il diritto alla terra e alla salute

Ma le nostre care testate nazionali, ansa in primis, ci danno l’ennesima conferma che il farsi carico dei problemi altrui, il lottare per migliorare lo status quo a benificio di tutti,non e’ comportamento socialmente accettabile

l’essere un militante politico rappresenta l’aggravante e la giustificazione

E’ ormai nel nostro paese ben chiara la logica di criminalizzazione e annientamento di ogni opposizione politica perpetrata dalla magistratura in primis e da una stampa supina, sempre pronta a pubblicare veline di questura e falsità con lo scopo di sbattere “il mostro in prima pagina”!

Ai compagni milanesi va tutta la nostra solidarietà

da http://cp1921.altervista.org/comunicati/

Comunicato degli imputati NoTav per le giornate di resistenza del 27 giugno e 3 luglio 2011

Martedì 3 settembre , in piena notte, con un mandato di perquisizione e due custodie cautelari vengono portati in carcere Simone e Lollo, studenti di Scienze Politiche e parte del movimento No Tav. I fatti per cui è stata aperta l’inchiesta riguardano una rissa avvenuta sei mesi fa durante una festa serale autorganizzata da studenti della Statale di Milano. Le imputazioni sono violenza aggravata e lesioni con parecchie aggravanti. Restano indagate circa 20 persone ignote.


Alcuni ragazzi si sono picchiati a una festa di carnevale, parliamo di una rissa che si è scatenata per motivi futili, come poteva succedere fuori da una discoteca, allo stadio o in qualunque altro posto, ribadiamo che non si tratta di nessuna azione squadrista ne di nessun pestaggio, ma di una rissa. Come già hanno scritto Lollo e Simone ,ci dispiace fortemente per il ragazzo che si è fatto male, ma ci preme svelare l’operazione infame che si tenta di nascondere dietro a questi arresti.

Dunque di una rissa si tratta ma, perchè gli arresti sono stati eseguiti dai nuclei speciali anti-terrorismo dei carabinieri? Come mai i media hanno manipolato la notizia inserendola nelle prime pagine dei giornali e nei primi servizi dei telegiornali? Perchè di questa rissa non se n’è mai parlato per 6 mesi?.

La magistratura, insieme ai media e ai carabinieri ha studiato a tavolino l’operazione repressiva, non è un caso che sia avvenuta all’apertura delle università dove i due compagni sono impegnati politicamente, non è nemmeno un caso il collegamento con la libreria autogestita Ex-Cuem, nè con la lotta No Tav.

«Nessuna indulgenza con gli elementi pericolosi che hanno occupato l’ateneo per un anno» Gianluca Vago, rettore della statale di Milano
Mesi fa la polizia entrò in università e caricò a freddo gli studenti, il rettore Gianluca Vago dichiarò che era stata una decisione difficile ma che l’aveva fatto per proteggere i suoi studenti dalle frange violente. Un mese dopo sette studenti sono stati arrestati e ancora oggi alcuni si trovano agli arresti domiciliari.
Con gli arresti di Simone e Lollo  vorrebbero legittimare la vile decisione di Vago di far entrare la celere in università, l’operato della questura nonchè gli arresti di sette compagni. Non è un caso che ora il rettore della statale parli di nuove misure di sicurezza in università fatte di tornelli e telecamere.

«I precedenti accumulati sono numerosi e abbracciano l’intero specchio delle cattive azioni di piazza, in occasioni di cortei e manifestazioni: lesioni, danneggiamenti, imbrattamenti, resistenza a pubblico ufficiale… E poi naturalmente c’è, nel percorso di Lorenzo Kalisa Minani, l’arresto, lo scorso anno, a Chiomonte, paesino suo malgrado simbolo di Tav e No-Tav, ospitando sul proprio territorio parte del cantiere dell’alta velocità. Furono in ventisette, allora, a finire in manette» Andrea Galli – Corriere della Sera.

Questi arresti hanno l’evidente scopo di buttare fango sul movimento No Tav, in un momento in cui si tenta di far passare la resistenza della popolazione valsusina come «terrorista». Decine di militanti No Tav sono finiti in carcere negli ultimi mesi e recentemente è stata aperta un’inchiesta per «terrorismo» per la quale il procuratore capo di Torino Caselli, insieme ai pm Padalino e Rinaudo «è sbarcato» a Milano per coordinarsi con i pm Piero Basilone e col procuratore aggiunto Maurizio Romanelli, capo del Quarto Dipartimento Antiterrorismo (guarda caso gli stessi che conducono l’inchesta di Lollo e Simone e della libreria ex-cuem).Come imputati No Tav nel processo per le giornate di resistenza del 27 giugno e del 3 luglio 2011 ci sentiamo chiamati in causa e non possiamo che sentirci vicini a Lollo ( nostro coimputato) e a Simone come noi militante No Tav, perchè questa operazione repressiva è un evidente attacco alla lotta universitaria che i due compagni portano avanti e al movimento No Tav.
Ognuno di noi in qualsiasi momento può essere strumentalizzato e sbattuto in prima pagina a servizio delle infamie di questo stato. Perciò è importante non lasciare nessuno solo, smascherare inchieste come questa che cercano d’intimidirci e dividerci, per preparare una risposta generale nei confronti della repressione.

Ora come sempre: Si parte e si torna insieme!

Imputati No Tav per le giornate di resistenza                                                                                                 del 27 giugno e 3 luglio 2011
 da http://www.osservatoriorepressione.info/comunicato-degli-imputati-notav-per-le-giornate-di-resistenza-del-27-giugno-e-3-luglio-2011/

DICHIARAZIONI SPONTANEA G.I.P.

23MI AVVALGO DELLA FACOLTA’ DI NON RISPONDERE.

DESIDERO FORMULARE UNA DICHIARAZIONE SPONTANEA.

 

  1. Mi dichiaro molto dispiaciuto per le condizioni di questo ragazzo di cui non sapevo nulla, per il fatto che un ragazzo vada ad una festa e si ritrova in quelle condizioni: ho appreso nell’ordinanza di custodia cautelare, che ha avuto un importante intervento chirurgico e con più di 60 giorni di prognosi.

 

  1. Altrettanto chiaramente affermo la mia più totale estraneità ai gravi fatti che ci sono stati addebitati.

 

  1. Non mi riconosco assolutamente nell’ordinanza di custodia cautelare in carcere e noto parecchie anomalie anche nella ricostruzione della vicenda.

 

  1. Mi riservo di rispondere a tutte le accuse che mi sono state addebitate direttamente al Pubblico ministero.

Commento breve avvocato

“Si e’ detto e scritto molto, troppo su questa vicenda..Tralasciando la questione della strumentalizzazione della notizia per criminalizzare il movimento studentesco e ‘no tav’, quello che deve essere sottolineato e’ che ancora una volta il meccanismo della giustizia mediatica si dimostra per quello che e’: un mezzo feroce di giustizia sommaria.

Era già stato giudicato e condannato come spietato picchiatore, ha trascorso 45 giorni in una cella di due metri per tre, condivisa con altri 5 detenuti, in condizioni che sarebbero illegali anche per i maiali in allevamento. E oggi scopriamo che l’unica persona che lo accusava, risentita dagli investigatori, in realta non lo aveva visto partecipare all’ aggressione. Molti e inquietanti dubbi sorgono e ci sara’ il tempo per scioglierli, uno per uno, ma resta una certezza: Simone non meritava tutto questo”.

Avvocato Eugenio Losco, difensore di fiducia Di Renzo Simone